Causa neuropatica della sindrome detta ninfomania in passato
GIOVANNA REZZONI
NOTE E NOTIZIE - Anno XVII – 22 febbraio 2020.
Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org
della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia).
Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società,
la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici
selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori
riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.
[Tipologia del testo: RECENSIONE]
Nello studio della medicina si incontrano numerose
patologie disendocrine che annoverano nel quadro sintomatologico l’aumento o la
riduzione di desiderio e attività sessuale, ma l’ipersessualità così
come la si è tradizionalmente intesa in clinica psichiatrica è differente. Soprattutto,
è rilevante un aspetto psichico qualitativo che non sfugge all’analisi
semeiotica e alla comprensione intersoggettiva: manca la distanza dai sintomi
che caratterizza i casi endocrinologici.
Al colloquio, si è a volte sorpresi dall’urgenza e
dalla sensazione di importanza che trasmettono in genere le donne ipersessuali,
sia quelle che riferiscono il costante desiderio e le manifestazioni genitali
di eccitazione come sintomi, sia quelle che hanno integrato queste reazioni
nella dimensione della propria identità, rivendicandone il valore di tratto
caratteristico del proprio stile di personalità. Anche se alcune chiedono aiuto
per ottenere che si lenisca, si smorzi o si riduca l’eccitazione, mentre altre
che hanno trovato un adattamento psicologico e comportamentale allo stato
fisiopatologico chiedono più spesso consigli circa le complicanze relazionali
del loro agire disinibito e libertino, tutte rappresentano la dimensione
erotica della sessualità come il principale aspetto della loro vita psichica.
La precisa individualità nosografica del disturbo non
può essere messa in dubbio da chiunque abbia esperienza clinica, anche se l’autonomia
sindromica basata sull’origine psicogena, sostenuta dalla sessuologia classica
di impronta psicodinamica, non aveva convinto in passato molti psichiatri. Rimaneva
in alcuni il sospetto che fosse stata creata una categoria diagnostica
artificiosa, basata più sull’antica idea preconcetta di un rapporto mente-corpo
sui generis nella donna, che su evidenze di una fisiopatologia distinta.
Non dimentichiamo che esistevano ancora le diagnosi di istero-epilessia, che
riguardavano quasi esclusivamente giovani donne e, più in generale, sembrava
che culturalmente non si riuscisse, nemmeno in psichiatria, a liberarsi del
fardello di miti e rappresentazioni della donna creati dall’immaginazione
maschile in risposta a una realtà non comprensibile. Già, perché dal tempo in
cui Aristotele aveva immaginato che l’utero fosse un organo mobile in grado di vagare
all’interno del corpo della donna provocando disturbi psichici allorquando si
fermava nel cervello, lo scatenamento delle menadi, il furore delle baccanti,
le indemoniate e le streghe avevano costituito nel corso dei secoli delle
categorie mentali tramandate attraverso la letteratura e l’arte come
possibilità reali.
La creazione della categoria nosografica della ninfomania
ha probabilmente rappresentato l’ultimo storico compromesso fra criteri
dell’osservazione scientifica e miti culturali o sottoculturali tramandati
sulla donna.
La diagnosi di PGAD (persistent genital arousal
disorder) nella donna indica la presenza di una sindrome da cause non
definite, caratterizzata dalla persistente ricorrenza di eccitazione sessuale protratta
fino all’orgasmo e non originata dalla stimolazione o dall’incontro con il
partner sessuale. Il trattamento psicologico da parte di medici psichiatri in
grado di escludere la natura di manifestazioni secondarie ad altre patologie
può essere di aiuto, mentre si sconsiglia la psicoterapia condotta da psicologi
appartenenti a scuole che ancora attribuiscono il disturbo a presunte cause inconsce
da portare alla coscienza per eliminare il sintomo.
Recentemente, la ricerca neuroscientifica giunta all’attenzione
di medici con formazione specialistica da psichiatri e neurologi ha suggerito un’indagine
clinica volta ad accertare la possibile etiologia neuropatologica della
sindrome. Uno studio, condotto da Anne Louise Oaklander e colleghi della
Harvard Medical School secondo l’ipotesi di una causa neurologica, ha trovato
dati indicatori di una neuropatia dei sensi speciali.
(Oaklander A. L., et al.
Persistent Genital Arousal Disorder: A Special Sense Neuropathy. Cell Reports – Epub ahead of print doi:
10.1016/j.celrep.2020.01.045, 2020).
La provenienza degli autori è la seguente: Department
of Neurology, Massachusetts General Hospital, Harvard Medical School, Boston,
MA (USA); Department of Pathology (Neuropathology), Massachusetts General Hospital,
Harvard Medical School, Boston, MA (USA); Department of Neurology, Mc Lean
Hospital, Harvard Medical School, Belmont, MA (USA).
La categoria diagnostica della ninfomania nacque nel 1771 con la
pubblicazione da parte del medico francese J. D. T. de Bienville del saggio
intitolato La Nymphomanie, ou Traité de la fureur uterine (La
Ninfomania, o Trattato sul furore uterino)[1] in cui l’intensa eccitazione sessuale
delle pazienti era presentata come stile della persona e della personalità.
La definizione del disturbo in greco antico, secondo la tradizione nosografica
dell’epoca che impiegava il suffisso -mania quale funtore generico per malattia
mentale[2], aveva indotto de Bienville a
scegliere la suggestiva immagine della ninfa. Il termine nýmphē (νύμφη),
che letteralmente e genericamente indicava la “giovane donna in età da marito”,
era stato impiegato nel sistema religioso-letterario della mitologia per indicare
delle bellissime figlie di Zeus simboleggianti forze elementari della natura, di
spirito leggiadro e costantemente propense all’unione sessuale con uomini e dei,
per generare discendenze numerose[3]. E, in questa accezione, le
espressioni ninfa e ninfetta sono state adoperate per secoli
quali eufemismi per indicare giovani donne affascinanti, alla costante ricerca
di incontri erotici senza secondi fini, ma per puro piacere.
Dalla fine del XVIII secolo, la traccia di un assetto mentale alterato quale
eziologia della sindrome influenza l’orientamento dei medici, che rivolgono la
propria attenzione su potenziali processi psichici generatori dello stato di
eccitazione erotica, escludendo la possibilità di un’origine da alterazioni
funzionali dei genitali. Il riscontro in personalità immature e tendenti ad uno
stile di adattamento psicologico caratterizzato dal porsi al centro dell’attenzione
con un approccio seduttivo, superficiale, recitativo e cimentoso, aveva portato
alcuni psichiatri a ritenere, almeno una parte della casistica, come un
particolare sviluppo di una patologia isterica. A questa ipotesi
aveva dato supporto la descrizione clinica di casi di donne alla costante
ricerca di partner, ma più motivate al gioco erotico e al bisogno di entrare in
conflitto con l’uomo per affermare una propria superiorità sul ruolo di “autorità”
attribuito ai maschi nella società del tempo, che al rapporto sessuale genitale.
Alcune erano descritte come frigide e anorgasmiche.
Con ogni probabilità, tali pazienti non erano affette da un disturbo da
ipersessualità, ma il progressivo affermarsi delle tesi eziopatogenetiche freudiane
aveva portato a includere queste manifestazioni in una sorta di difetto della
differenziazione sessuale psichica, per arresto dello sviluppo prima del
compimento della tappa genitale, come voleva la teoria psicoanalitica.
Intanto, il riscontro clinico di donne che alla costante e non sempre
indesiderata eccitazione genitale associavano un’attività sessuale intensa e
soddisfacente, aveva indotto alcuni medici a interpretare lo sviluppo dello
stato patologico come perdita del controllo fisiologico conseguente all’abuso
della stimolazione copulatoria e masturbatoria. In altre parole, lo sviluppo di
un vizio, quale conseguenza dell’aver forzato l’equilibrio naturale alla
ricerca del piacere. In tal modo si seguiva una logica interpretativa
rovesciata rispetto a quella attuale, che ipotizza l’avvio in un anomalo
eccesso di stimoli spontaneamente prodotto al livello delle terminazioni
nervose degli organi genitali.
Studiando la vita sessuale delle donne affette da “ninfomania”, si
rilevò che, tranne rare eccezioni, le pazienti non presentavano un semplice
eccesso di attività sulla base di un profilo fisiologico e considerato normale per
i parametri culturali e gli standard sociali dell’epoca, ma sembravano rivelare
importanti differenze qualitative. Probabilmente, la forte spinta istintuale
verso la soddisfazione immediata del desiderio induceva molte donne affette dal
disturbo, che non disponevano di partner prontamente in grado di soddisfare la
richiesta mediante un coito naturale, ad accontentarsi di soluzioni più
immediate, finendo poi per eleggerle ad abitudine. Tale comportamento indusse i
nosografisti più influenti in Europa a classificare la “ninfomania”, in qualità
di apparente deviazione dalla pulsione biologica, fra le perversioni.
Si ricorda che nel paradigma diagnostico della psichiatria classica si riconoscevano
tre classi principali di disturbi: nevrosi, psicosi e psicopatie;
quest’ultima categoria includeva le perversioni del gusto sessuale,
ossia quelle condizioni che portano i pazienti a preferire pratiche insolite o
insane alla soddisfazione naturale delle pulsioni, come nel caso del feticismo,
del sadismo, del masochismo, e così via. La “ninfomania” era stata per un
periodo di tempo inclusa in questa categoria psicopatologica, anche se le
interpretazioni in chiave psicodinamica, all’epoca prevalenti, consideravano le
perversioni come espressione di pulsioni parziali, modello che non si addiceva
alla maggior parte delle pazienti.
Nel 1992 l’Organizzazione Mondiale della Sanità abolì la categoria
diagnostica della ninfomania, inducendo l’American Psychiatric Association (APA)
a fare altrettanto tre anni dopo: nel 1995 fu infatti eliminata la ninfomania
dal Manuale Diagnostico e Statistico dell’APA (DSM-IV). In realtà la
psichiatria americana, come d’altra parte quella europea, non era ancora giunta
ad una sostanziale comprensione del disturbo, e l’eliminazione non fu quella di
una categoria diagnostica, ma solo di una parola scomoda e discreditata.
Infatti la ninfomania, descritta come in passato ed accostata ad un equivalente
maschile definito satiriasi, sebbene priva di etichetta, rimaneva
inclusa nella vaga e generica categoria dell’ipersessualità.
L’introduzione della categoria diagnostica PGAD ha rappresentato un
progresso significativo, perché ha riconosciuto i segni dell’attivazione locale
dei genitali quale elemento primario, ossia punto di partenza per ogni altra
elaborazione psicologica e adattamento comportamentale da parte della persona
affetta.
Lo studio di Anne Louise Oaklander e colleghi,
sebbene sia stato condotto su un campione costituito da sole 10 volontarie, ha
una sicura significatività perché le pazienti, che soddisfano tutti i criteri
per la diagnosi di PGAD, hanno un’età compresa tra gli 11 anni della più
piccina e i 70 della più anziana.
In 8 su 10 sono stati registrati
circa 30 episodi al giorno di eccitazione sessuale fuori contesto, che in
genere includevano un orgasmo. 4 su 10 facevano registrare (anche) eccitazioni
non orgasmiche di lunga durata. Quasi tutte presentavano sintomi compatibili
con una neuropatia sacrale. In 7 sono stati rilevati problemi urologici e 6
soffrivano di dolore neuropatico perineale o delle natiche. In 9 su 10 l’accurata
valutazione diagnostica neurologica ha rivelato lesioni neurologiche
anatomicamente coerenti e fisiopatologicamente appropriate quale causa di tutte
le manifestazioni sintomatologiche. In 4 pazienti erano presenti cisti di Tarlov; in 2 vi era polineuropatia sensoriale; una era
affetta da spina bifida occulta; un’altra presentava erniazione di un disco
intervertebrale in sede lombosacrale. I trattamenti neurologici indicati in
ciascun caso hanno determinato la guarigione completa in 2 pazienti e un significativo
miglioramento in 4-5.
Lo studio ha analizzato numerosi parametri, per il cui dettaglio si
rinvia alla lettura del testo integrale del lavoro originale, dai quali è
emersa una stretta associazione fra polineuropatia sensoriale e cisti di Tarlov, e numerosi dati che hanno indotto gli autori ad
avanzare un’ipotesi circa la patogenesi di molti casi di PGAD. In sintesi: la
scarica apparentemente spontanea di raffiche di potenziali d’azione
lungo fibre C di neuroni sensoriali speciali nei territori dell’innervazione
degli organi genitali implicati nell’eccitazione e nell’orgasmo (piccole
labbra, clitoride, bulbi del vestibolo, ghiandole vaginali, ghiandole del
Bartolino, rete venosa di Kobelt, ecc.) darebbe luogo
alla preparazione neurovascolare, secretiva e dilatativa in grado di innescare
la successione di processi associati all’imperioso bisogno copulatorio, e
spesso esitanti nell’acme orgasmico.
L’autrice della
nota ringrazia la
dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza e invita alla
lettura delle recensioni di studi di
argomento connesso che appaiono nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del sito (utilizzare
il motore interno nella pagina “CERCA”).
Giovanna Rezzoni
BM&L-22 febbraio 2020
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come organizzazione scientifica e culturale non-profit.
[1] J. D. T. de Bienville (1771) La
Nymphomanie, ou Traité de la fureur uterine. Ed. Stamperia Graziosi a S.
Apollinare, 1786.
[2] Definitivamente abbandonato nel
Novecento, quando con il temine “Mania” si indicò esclusivamente lo stato
ipertimico di eccitazione psichica caratterizzato da tachipsichismo,
tachilalia, associazioni di idee rapide e superficiali, talvolta caratterizzato
da aggressività, violenza e furia distruttiva. “Maniaco” era uno psicotico che
poteva scompensarsi unicamente con questa sintomatologia, oppure andare
incontro ad alternanze di melanconia (depressione) e mania (eccitazione) nella
forma del disturbo bipolare.
[3] Vi sono eccezioni quale quella
della ninfa Partenope, nome che voleva dire “vergine”, e ruoli particolari nei
miti delle ninfe che accompagnano come personaggi secondari Pan, Ermete,
Apollo, Dioniso, Artemide, i Satiri e i Sileni. Sono classificate in Naiadi,
Driadi, Oreidi, Nereidi, Oceanidi, Melie, Amadriadi, Acheloidi, ecc.